Filosofeggiando, Riflessioni, Self-Improvement

Chronos e Kairos

Ho un’ammirazione ed un rispetto sacro per i Greci antichi.

Ai miei occhi, interni ed esterni, sono stati gli investigatori più brillanti della Vita, così come gli Egizi lo furono della Morte.

I Greci non avevano una sola parola per definire il Tempo ma due.

Chronos era il tempo lineare, lo scorrere delle ore, dei giorni, delle stagioni.

Kairos era il tempo della qualità, l’attimo fuggente e magico che va afferrato perché è attraverso di lui che ci si immerge nell’esistenza. Kairos non ha dimensione, non ha lunghezza, non arriva ad un momento preciso, sfugge, vola via, poi ritorna, in silenzio, sussurrando, solo orecchie attente possono intercettare il suo invito ad afferrarlo, per non essere più come prima.

I Greci sapevano che la vita non è solo meccanica, che il tempo non è solo denaro, il Tempo ha molte facce, espressioni, manifestazioni. I Greci, da secoli, ci indicano che la Vita è fatta di momenti che vanno presi al volo, la Vita è fatta non di ore da riempire ma per riempirsi di ore, di qualità, dolci come miele, potenti e veloci come razzi spaziali che ti portano su piani esistenziali che faranno di te una persona stravolta in bene, diversa.

Kairos è il tempo che non ci è nemico, quello che non fa venire le rughe ma le stira, come un chirurgo plastico, perché Lui non ti vuole vecchio, ti vuole nuovo, migliore.

Non nel rumore del quotidiano ma nel silenzio dell’osservazione attenta delle meccaniche esistenziali, come in una Sindrome di Stendhal di fronte al quadro magnifico della Vita, per quanto dura, si percepisce il canto, non malinconico e deprimente di Chronos, dai capelli bianchi e le mani nodose, ma quello gioioso e cristallino del giovinetto Kairos, che porta doni, opportunità, che dilata gli attimi fino a diventare assoluto. Senza misura.

E’ il tempo della libertà che gli dei hanno regalato agli Uomini.

Filosofeggiando, Philosophy, Riflessioni

Spiritualità e Materialismo

Associare le religioni alla loro espressione politica è come dire che Seneca era la politica di Nerone o Platone quella Atene.

Filosofia e spiritualità vanno, giustamente per definizione, al di là del confine del materiale, sintetizzarle in strutture rigide, significa liquidare tutta la sfera irrazionale dell’essere umano, come innamorarsi,comporre musica, dipingere o la compassione, ad una sciocchezza da insensati, quando rendere visibile l’invisibile è, forse, l’essenza dell’ essere umano.

Oggi rileggevo Pascal e proprio Seneca e sorridevo pensando a quanti, oggi, soprattutto sui social, li giudicherebbero dei deficienti perché indagano l’animo umano, il proprio rapporto con il soprannaturale, il divino, la religione.

I grandi pensatori hanno impostato quasi tutte le impalcature di pensiero sull’invisibile.

L’essere umano, come sua natura, esplora, viaggia, perché vuol vedere ciò che non conosce, ciò che è misterioso e lontano, come si può pensare che sia solo un elemento economico, funzionale e meccanico, privo di ogni “anima” (mi si conceda l’uso del termine, inteso in senso generale come essenza invisibile interna ad ognuno di noi, potremmo chiamarla coscienza, morale, emozione…)? Come si può pensare che un essere umano sia un cretino solo perché cerca un rapporto con un l’invisibile, riducendo tutto ad un puro frutto di fantasia, perché si prova a sostenere che non ci siano “prove tangibili”? Non è questo stesso un ragionamento carente, miope e, sostanzialmente, da coglione, visto che la prova tangibile per alcuni può essere l’esistenza stessa, come testimoniato da secoli di filosofia e religione, ad ogni angolo del pianeta su cui viviamo? I Maia, Aztechi, Greci, Animisti Africani, Vichinghi, Scintoisti, Buddisti ed Indù sono tutti stati dei gruppi umani di sempliciotti, perché parte della loro vita, se non tutta, è focalizzata sull’immateriale?

Gli egiziani e tutta la loro struttura sociale e religiosa, il loro libro dei morti, la loro mummificazione, era tutta una banale messinscena, erano un popolo di deficienti perché lo dice Pierino87 su un social, perché credevano ad “esseri di fantasia”? Ed intanto come è possibile che gli antichi egizi siano davvero eterni, visto che ancora oggi li studiamo, cercando di perlustrarne i misteri, religiosi e ingegneristici, quando, presumibilmente invece Pierino87 sarà dimenticato ed evacuato, senza colpo ferire, dalla colonna fecale dell’umanità?

Ci vuole più rispetto per le credenze altrui, se proprio si vuole proprio formarsi un’idea (non è obbligatorio, è solo un’opzione, nella vita si può anche serenamente accettare l’altrui visione senza disseccarla con uno sguardo spesso distratto e senza sputare sentenze su tutto e tutti), bisogna provare ad immedesimarsi di più nella prospettiva dell’altro, magari parlargli, provare a capire.

Altrimenti è inutile poi lamentarsi delle guerre, se ne facciamo costantemente nel nostro trascurabile microcosmo.

Rompicoglioni.