Citazioni, Riflessioni

Je tiens absolument à cette virgule…

Questa è una parte di una delle pagine della correzione manoscritta di Charles Baudelaire a I Fiori del Male.

Je tiens absolument à cette virgule

La trovo una frase bellissima.

Da contemplare e meditare, potente come facente parte dell’Opera stessa. Necessaria.

Baudelaire non trova quella “virgola” importante; lui ci tiene, non poco, ma assolutamente.

E’ il mondo in un dettaglio, tutto il suo mondo in quella piccola, per molti probabilmente insulsa, virgola. In quella frase c’è lo sguardo del Poeta sulla sua opera e sulla rappresentazione del reale, poetico e letterario, c’è il suo sforzo nell’interminabile ricerca di armonia ed equilibrio, su cui si regge la potenza del colpo d’inchiostro impresso sulla carta.

E non si può manipolare con noncuranza, una mano esterna non può, non deve tralasciare o manomettere il messaggio, evidente eppure in codice. In quella virgola c’è il senso totale di quei versi, forse di tutta la creazione di Baudelaire.

Nel particolare l’universale.

L’assoluto.

Nelle piccole cose, messe lì, come per caso ma dove il Caso, stavolta, è rimasto lontano, a distanza rispettosa dell’Arte che si compiva e completava, in quello sbaffo, alla fine di una frase, come un errore ma che errore non è, come spesso sembra la Creazione, la Vita.

Je tiens absolument à cette virgule

Ed ora ci tengo anche io. Questa è tutta l’energia deflagrante dell’Artista, dell’uomo superiore che parla con le ombre senza tempo, che gli dettano la musica dell’esistenza, a volte con note dolorose, altre volte con melodie più suadenti. Un tratto di inchiostro che diventa scrigno dove viene costudita la passione e il senso di tutto. Ci tengo, assolutamente. Affinché non priviate il poema di quella pietra angolare, affinché l’umanità intera ne goda, si specchi in quella virgola su cui riposa un’intera impalcatura di pensiero, di creazione, di pena, di mani tremanti che vogliono rendere il senso profondo dell’essere, attraverso la parola.

Charles Baudelaire è stato un Maestro e proprio in quella frase, imperativa, essenziale, c’è tutto di lui. Un Maestro dell’apparenza, del finto insignificante, insignificante come poteva sembrare, forse, la sua stessa apparenza esteriore, ma invece pesante come interi pianeti di un sistema solare fatto di versi densi di senso viscoso, di segni codificati, di lettere e ritmi che, tutti insieme, girano attorno ad un unico Sole, bruciante e intenso, che è questa virgola, cette virgule. A cui lui teneva molto.