Migliori Album di Esordio, Recensioni Musicali

Migliori Album di Esordio-Episodio 1: Suede-Suede


Sono un appassionato di “primi album”. Da ragazzino passavo molto tempo a scartabellare nei negozi di dischi, copertine colorate o troppo scure, ed a discutere con avventori e negozianti, per trovare gruppi nuovi che avessero appena pubblicato il loro primo album e mi divertivo a giocare al talent scout. Ero persuaso e lo sono ancora, che il primo album sia la firma col sangue, dell’artista, sotto al contratto che sigilla col pubblico. E’ l’album in cui si mettono speranze e il proprio genio, sperando di sfondare, di essere ammessi nella corte dei grandi. Non ci sono ancora legami commerciali imposti, obblighi con i produttori, tour programmati da pompare con nuovi pezzi. E’ il territorio vergine su cui si mette una bandiera, il momento in cui si tira un grosso respiro e si getta sul campo minato dello showbusiness musicale il cuore e la musica originale che si ha dentro e che chiede di esprimersi.

E da questa abitudine, poi, ho preso ad ascoltare tutti gli Album d’Esordio di ogni gruppo, cantante o cantautore che mi capitava a tiro, anche quelli più vecchi ed ho imparato a selezionare ed amare alcuni dischi in particolare che mi piace riascoltare e, di cui, mi piace parlare, in ordine sparso, non di preferenza.

Oggi vorrei iniare da un disco che mi ha accompagnato per molto tempo, che ho suonato nel mio lettore di CD a lungo e che mi è rimasto nel cuore per tanti motivi: Suede dei Suede.

I Suede sono un gruppo nato a Londra nel 1989, formato dal cantante Brett Anderson, dalla chitarrista Justine Frischmann e dal bassista Mat Osman. 

Correva l’anno 1993 ed ascoltai in radio la seconda traccia, Animal Nitrate, e fui colpito dal potente intro della chitarra a cui rispondeva una voce, malinconica, straziata e seducente su un ritmo che rievocava sonorità anni sessanta poi riprese dagli Smith. Fu una folgorazione, così il pomeriggio stesso andai dal mio negozio di cd abituale, comprai l’album e mi trovai fra le mani una gemma di 45 minuti e 45 secondi, un album che si potrebbe definire breve ma dalla potenza ed intensità che non mi hanno abbandonato più.

I Suede stavano facendo nascere o, di sicuro almeno contribuendo in modo poderoso a quello che poi è diventato famoso come Brit-Pop (movimento da cui la band stessa teneva a prendere le distanze). Gli Oasis uscirono con Definitely Maybe l’anno successivo, mentre i Blur già erano presenti dal 91 sulla scena musicale con Leisure che aveva lasciato ancora tiepido pubblico e critica, e il loro secondo album uscì a Maggio del ’93 (quello dei Suede uscì a Marzo).

Senza esitazione alcuna posso dire di amare tutto il disco, dal primo all’ultimo secondo, trovo che anche la sequenza dei pezzi, che scivolano sempre più verso un registro più intimo e più “splenico”, sia ben studiata ed utile a confezionare un prodotto che rimarrà unico e prezioso. Non è facile estrarre delle tracce specifiche, perché ritengo che sia un disco che vada gustato nella sua interezza, se proprio dovessi citare altre tracce che esprimono la personalità e la forza del tutto, oltre alla già citata Animal Nitrate, citerei So Young, Moving e The Drowners.

Purtroppo, dopo questo primo Album, iniziarono già durante la registrazione del secondo album dissapori fra membri della band che portarono a stravolgere la band iniziale e, questo, a mio parere, contribuì a spezzare lo slancio creativo e d’impatto di questo primo album, a mio avviso non più eguagliato dalle produzioni successive.

In ogni caso è bastato questo album perché la voce di Anderson e la chitarra della Frischmann mi siano entrate dentro in modo indelebile.